Amen-Mammona

Nel finale del Vangelo di questa domenica Gesù ammonisce:

Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza“.

Di per sé la ricchezza non è condannata nella Bibbia, ma è condannato il suo utilizzo ingordo; quando è causa di liti e guerre, divisioni e inimicizie; quando è accumulata con ingiustizie e soprusi; fa chiudere gli occhi alle necessità degli altri e anestetizza il cuore davanti alle sofferenze.

Per usare una parola utilizzata da Gesù stesso, è condannata la ricchezza che si trasforma in mammona. Il termine “mammona”, nella lingua aramaica ed ebraica ha la stessa radice della parola “amen“, che indica qualcosa di stabile su cui si fonda la vita e si fanno le scelte.

La ricchezza è negativa nel momento in cui ad essa si dice il proprio “amen”, e non a Dio.

Quando Gesù afferma che non si possono servire contemporaneamente Dio e Mammona, in fondo esorta a fare un esame di coscienza per comprendere a chi, nella nostra quotidianità, diciamo veramente “amen”; quali sono le cose o le persone per cui spendiamo il tempo, sacrifichiamo le energie, occupiamo i discorsi.

Ora, scegliamo: a chi vogliamo chiedere benedizione e aiuto?

Commento all’omelia della XXV Domenica del Tempo Ordinario, dal parroco, don Michele Fontana.

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