Madonna del Pozzo

La cappella della Madonna del Pozzo

Nella parte alta del quartiere Gagliano in Catanzaro, poco fuori dal borgo, ai piedi della Petrosa, si estende un fondo che prende il nome “Madonna del Pozzo”, cui è dedicata anche una fermata della locale linea ferroviaria.

Al centro dell’appezzamento si erge, sontuoso, un antico palazzo nobiliare, dai gaglianesi chiamato “Castello”.

Incastonata nell’immobile c’è la cappella privata della “Madonna del Pozzo” a cui, secondo un decreto del Vescovo di Catanzaro Giovanni Fiorentini del  13 agosto 1942 (esposto al suo interno), era stata data facoltà di celebrare la santa Messa.

All’interno del piccolo tempio, sopra l’altare c’è un dipinto della Madonna, che ritrae l’immagine riportata in due litografie presenti nella sala, databili intorno al 1860 (della “Miracolosa immagine della Madonna del Pozzo, che si venera nella chiesa dei Liguorini di Catanzaro”). L’opera è di un artista locale di inizio secolo XX, A. Palasciano.

Sono ospitati nella cappella anche un cuore argenteo, ex voto, con l’iscrizione “Renda Mario offre 12.11.1927” e un attestato di nascita di Giovanni Bruni, datato 1934, oltre a un altro piccolo quadretto della Madonna del Pozzo e alcune statue di santi di più recente fattura.

La nascita della devozione

Nell’anno 1705 a un prete di Capurso (provincia di Bari), don Domenico Tanzella, che versava in gravissime condizioni, apparve la Madonna che gli promise la guarigione se avesse bevuto l’acqua del pozzo poco vicino, ed eretto un convento.

I familiari, messi al corrente della visione, s’affrettarono a portare all’ammalato l’acqua. Dopo che il sacerdote bevve, fu miracolosamente guarito.

Qualche giorno dopo, il 30 agosto 1705, il sacerdote andò a visitare quella fonte miracolosa insieme al fratello e altri due. Con l’ausilio di una scala penetrarono dentro il pozzo. Nella difficoltà della discesa, tuttavia, le candele che avevano in mano caddero nell’acqua ma prodigiosamente continuarono ad ardere. Giunti sul fondo, notarono sull’intonaco un’immagine della Madonna in stile bizantino.

Don Domenico decise di farla distaccare dal muro ed esporla alla venerazione dei fedeli in una nuova cappella che stava facendo costruire. Da quel posto la Vergine cominciò a operare numerose grazie e miracoli ai tanti devoti che velocemente iniziarono ad accorrere da tutta la terra barese.

Nel 1714, il sacerdote fece dono della cappella e dell’affresco ai frati Alcantarini. Questi cominciarono a costruire il convento e la Basilica, e diffusero il culto della Madonna del Pozzo in tutto il meridione d’Italia.

Si deve agli Alcantarini l’inserimento nelle iconografie successive, di due santi francescani ai piedi della vergine: Pasquale Baylon e Pietro d’Alcantara, entrambi innamorati della Madonna.

La diffusione della devozione in Catanzaro

L’attuale palazzo dell’Intendenza di Finanza sul corso di Catanzaro, prima della sua ristrutturazione, nella metà dell’800 ospitava il convento dei Liguorini (Congregazione del Santissimo Redentore). Dove ora c’è la Questura, invece, insisteva la chiesa di Santa Caterina legata ai padri del convento. A ricordo di quella chiesa sono rimasti solo il nome della piazza e la fontana, la cui origine, come vedremo, è legata alla storia della Madonna del Pozzo.

Tra i padri Liguorini ce n’era uno originario di Nola, Michele Perretta. All’età di settant’anni fu colpito da gotta e altre atroci sofferenze, tanto che giaceva a letto senza potersi muovere, necessitando dell’aiuto dei confratelli anche per essere imboccato. A lui accorrevano molti fedeli catanzaresi in cerca di sollievo spirituale e di conforto. In età avanzata, ai tanti mali s’aggiunse la perdita dell’udito che lo fece diventare quasi completamente sordo.

Fra gli inservienti della comunità che a turno lo assistevano, c’era un giovane di Casamassima (paesino a pochi chilometri da Capurso), che provando compassione gli suggerì di fare voto alla Madonna del Pozzo: se fosse stato guarito ne avrebbe divulgato il culto in città. All’indomani padre Michele ottenne la grazia richiesta. La notizia si diffuse presto e in tanti accorsero per rallegrarsi dell’evento. Fedele alla promessa fatta, fece deporre inizialmente un’immagine della Madonna del Pozzo sopra l’altarino della sua celletta, dove ogni mattina celebrava Messa. Ma tra i fedeli la notizia continuava a divulgarsi, e in tanti andavano a pregare quella che era diventata “la Madonna di padre Perretta” portando offerte in cera e in denaro in ringraziamento o in attesa di grazie ricevute. Lo slancio devozionale prese proporzioni tali da spingere padre Michele a far eseguire un quadro ancora più grande per esporlo nella chiesa di Santa Caterina, e successivamente a chiedere la realizzazione di una vera e propria statua, ornata di veste e manto ricamato in oro. Quando la stessa giunse in città, benedetta dal vescovo Raffaele Maria De Franco, fu accompagnata nella chiesa di Santa Caterina muovendo in processione da quella di S. Giovanni. Seguì una festa che durò otto giorni in cui tutti i catanzaresi accorsero per visitare la nuova effigie della Madonna e dissetarsi alle acque del pozzo artificiale che nel frattempo il padre aveva fatto costruire davanti la chiesa (dove tuttora sorge la fontana in piazza Santa Caterina).

Mancava un luogo proprio, una cappella e un altare alla vergine che nel frattempo aveva attratto i cuori di tutti i cittadini. Trovandosi attiguo alla chiesa un locale destinato a caserma dei soldati veterani, fu chiesto al municipio la facoltà d’uso affinché la chiesa potesse essere allungata.

(Racconto tratto da Biografie manoscritte del P. S. Schiavone vol. 2 Pagani, Archivio Provinciale Redentorista)

La Madonna del Pozzo nel quartiere Gagliano

Dopo la morte di Padre Perretta (nel 1858), i Liguorini diedero seguito al desiderio di allargare la chiesa di S. Caterina a forma a croce, per costruire una cappella alla Madonna del Pozzo, grazie anche alla carità dei catanzaresi che, nel frattempo, erano diventati ferventi devoti della Vergine.

La quarta domenica d’Agosto del 1960, il 26, mentre si festeggiava la festa devozionale della Vergine, e si cantava la messa solenne con accompagnamento d’orchestra nella chiesa gremita da una moltitudine di fedeli, arrivarono a Catanzaro i primi garibaldini, e una compagnia venne alloggiata nel collegio dei Liguorini.

Entrato a Napoli il 7 settembre, Garibaldi si proclamò dittatore ed emise il decreto con cui indisse il plebiscito per l’annessione dell’ormai caduto Regno delle due Sicilie al costituendo Regno d’Italia, fissandone la data per il 21 ottobre. Il giorno delle votazioni i padri stavano festeggiando la Madonna della Purità. Decisero di non andare a votare e tenere chiuse le porte del convento. Dopo aver inviato diversi messaggeri per sollecitarli alle urne, non avendo ricevuto risposta, lo stesso sindaco, Giovanni Marincola, andò di persona a bussare alla porta, sentendosi rispondere che i padri erano a riposo e non potevano essere svegliati.

Il 17 febbraio 1861 un regio decreto ordinò la soppressione delle corporazioni religiose e il trasferimento dei loro patrimoni alla Cassa ecclesiastica dello Stato. Fra esse furono inseriti il convento e la chiesa di Santa Caterina, come facente parte della Congregazione del Santissimo Redentore.

Martedì 7 ottobre 1862 venne notificato al rettore dei Liguorini l’ordine di sloggiare e partire per Tropea nel giro di cinque giorni. Cosa che dovettero fare di notte per timore di una protesta dei catanzaresi contro la decisione che espelleva di fatto dalla città la presenza dei padri tanto amati.

(Narrazione tratta da Oreste Gregorio, La sprressione del collegio redentorista di Catanzaro)

Si concluse, così, la storia dei Liguorini in Catanzaro.

Gli edifici da loro occupati (convento e chiesa di S. Caterina) divennero proprietà del demanio mentre le sacre immagini e gli oggetti di culto furono distribuiti nelle altre chiese. La statua lignea della Madonna del Pozzo fu portata nella chiesa del Rosario dov’è tutt’ora esposta alla venerazione dei fedeli.

Furono cacciati i padri dalla città, ma non si riuscì ad espellere la devozione alla Madonna che, nel frattempo, era entrata nelle case dei catanzaresi grazie alle litografie che erano state diffuse.

Vicino al collegio dei Liguorini si ergeva il palazzo nobiliare della famiglia Jannoni.

Uno dei discendenti, Antonio, aveva acquisito un vasto terreno con casolare posto sopra il borgo di Gagliano, e sul ligneo portale d’ingresso aveva fatto incidere le proprie iniziali. Degli otto figli di Antonio ricordiamo in modo particolare Giovanni e Anita.

Giovanni Jannoni, cui è dedicata una via a Catanzaro (quella su cui si erge il palazzo del Municipio) fu per tre volte sindaco della città: dal 1905 al 1910; dal 1914 al 1915; dal 1920 al 1923.

Ad Anita toccò in dote matrimoniale il fondo familiare sopra il borgo di Gagliano che, quando sposò Domenico Bruni, divenne proprietà della loro famiglia. Anita e Domenico ebbero sei figli, tre maschi e tre femmine. Due dei maschi, Guido e Manlio, sposarono due sorelle Catizzone (rispettivamente Elena e Angela). Guido ed Elena ebbero a loro volta tre figli, Giovanni, Teresita ed Elvira. I primi anni di matrimonio, tuttavia, la coppia era sterile, per cui avevano fatto voto alla Madonna del Pozzo, la cui devozione nel frattempo si tramandava in famiglia, che qualora fossero stati esauditi nel loro desiderio avrebbero costruito una cappella a lei dedicata nel palazzo nobiliare, là dove si trovava un deposito di carbone. Giovanni nacque nel 1934 come si può riscontrare dal certificato presente nella chiesetta, e i coniugi mantennero la promessa.

Da quel momento tutto il fondo iniziò a chiamarsi “Madonna del Pozzo”, e anche la fermata della locale ferrovia prese lo stesso nome. In onore della Vergine e con la sua immagine venne riconvertita una nicchia nei pressi della stazione, tuttora visibile vicino il passaggio a livello.

A un pittore locale, A. Palasciano, fu anche commissionato un dipinto della Madonna del Pozzo, quello che tuttora si trova sopra l’altare della cappella.

Come risulta dal decreto episcopale precedentemente citato, il Vescovo di Catanzaro, Giovanni Fiorentini, dopo aver fatto visita sul posto, il  13 agosto 1942 diede facoltà di celebrare la santa Messa “senza pregiudizio ai diritti della parrocchia” da qualunque sacerdote, secolare o religioso, approvato dalla Curia.

Messa che si continuò a celebrare per diversi decenni, fino a inizio anni Ottanta.

Don Michele Fontana

1 commento

  1. Esperienza meravigliosa

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