A inizio Vangelo di questa domenica ascolteremo una richiesta dei discepoli a Gesù: “Accresci in noi la fede“.
Il Signore aveva appena finito di parlare di perdono, chiedendo: “Se tuo fratello commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo: ‘Sono pentito’, tu gli perdonerai“.
Quanto è difficile perdonare! Davanti alla consapevolezza di tanta difficoltà, i discepoli chiedono che Gesù aumenti la loro fede perché ne siano capaci.
In fondo, anche noi, ogni volta che non riusciamo a vivere quanto il Signore ci chiede (amare, aiutare, donare, perdonare, testimoniare, ecc.), è per poca fede. O, forse, per assenza totale di fede.
La liturgia di questa settimana, allora, prende in prestito la richiesta dei discepoli per farla diventare nostra: Signore, ogni volta che non riusciamo a pensare, volere, decidere e agire come vuoi tu, aumenta la nostra fede.
Nel brano proposto, Gesù davanti a questa richiesta risponde con un’iperbole: “Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: ‘Sràdicati e vai a piantarti nel mare’, ed esso vi obbedirebbe“.
Fede quanto un granellino di senape! Una cosa minuscola.
La fede, infatti, non si misura in quantità; non è la somma delle conoscenze che abbiamo o dei riti che seguiamo. Spesso si fa a gara a chi conosce di più, a chi prega o canta in modo più corretto, a chi recita più preghiere. Al contrario, Gesù insegna che la fede è piccolissima, quanto il soffio di un “sì“.
Questo è il granellino di senape: il breve e semplice “sì” detto al Signore in ogni momento della giornata. Soprattutto quando ci è difficile.
Un seme, quasi impercettibile, che diventa grande nei suoi frutti.
Commento all’omelia della XXVII Domenica del Tempo Ordinario, a cura drl parroco, don Michele Fontana